Norme di redazione

La Rivista Segusium ritiene indispensabile offrire al lettore testi corretti sia sotto il profilo della ricerca storica sia per i criteri scientifici di citazione dei testi in nota. Pertanto l’autore, prima di proporre un testo al Comitato di redazione e al direttore, dovrà verificare con estrema cura che il testo rispetti tutte le indicazioni editoriali di seguito fornite.

Segusium non edita la Bibliografia in calce al testo; l’autore è dunque invitato a segnalare i riferimenti bibliografici in nota e ad adottare le abbreviazioni proposte. Le note vanno in calce alla pagina e NON in calce al documento, ovvero si adotti la modalità di Word “Riferimento, note a piè di pagina”. È inteso che il testo sarà rinviato all’autore, per le opportune modifiche, se sprovvisto dei requisiti richiesti.


Le citazioni nel testo

Le citazioni nel testo richiedono le virgolette dette caporali (« »), mentre le virgolette elevate doppie (“ ”) si usano per le citazioni a loro volta contenute in altre citazioni (es. «nel giro di pochi decenni “Valdesi” o più genericamente eretici… »), per la citazione di un testo (es. come ci ricorda Giovanni Miccoli in “Per una storia della Pataria milanese”…) o di una parola (es. il “colle” leopardiano). È inteso che la singola parola, se tratta da documento, va tra le virgolette caporali (« »). Vanno in corsivo, oltre ai titoli di libri, film, opere d’arte, le parole e le espressioni straniere e dialettali d’uso non comune (Weltanschauung, il festival, i film).

Le note vanno in apice e tra parentesi. Quelle che si trovano alla fine di una riga di testo, prima del punto, vanno poste anch’esse prima del punto (es. come afferma Giovanni Tabacco(15).).

La collocazione di foto, tabelle e grafici va indicata con carattere maiuscolo (es. i processi per eresia (QUI FOTO 1: eretico al rogo) erano frequenti nel XII secolo….) all’interno del testo in corrispondenza della collocazione desiderata; le fotografie (JPG a 300 dpi), i grafici e le loro rispettive didascalie vanno su files separati e consegnati nello stesso momento dell’articolo. Per particolari esigenze di resa grafica delle immagini è opportuno contattare preventivamente il direttore prima della stesura del testo proposto.


Citazione in nota di volumi

Nell’ordine, separati da virgola:

  • iniziale puntata del nome, cognome separato dal precedente da uno spazio, il tutto in maiuscoletto con iniziale maiuscola. Nel caso di più autori (per un massimo di 3), si elencano separati da una virgola. Se il volume è miscellaneo ed esiste un curatore, questi va indicato dopo il titolo e in tondo, preceduto dalla dicitura: a cura di. Se non esiste curatore e gli autori sono più di tre si indichi solo il primo autore seguito da « et al » in tondo;
  • titolo dell’opera in corsivo, corredato da sottotitolo (ove esista);
  • luogo di edizione (sempre in lingua originale) e, di seguito senza virgola, data di (la seconda edizione e le successive vengono segnalate con un esponente arabo). Se manca uno dei due dati, adoperare le abbreviazioni « s.l. » o « s.d. »; non si indica l’editore;
  • indicazione della pagina o degli estremi di pagine, tramite l’abbreviazione «p.» o «pp.» (evitare l’uso di «s.» per seguente e «ss.» per seguenti); se parte di una serie di Tomi si indichi il numero in caratteri romani (es. «I»), mentre se si intende segnalare l’opera in generale si faccia precedere «cfr.» ai riferimenti bibliografici; se è citata una nota, si aggiunga alla pagina il riferimento alla nota con vedi «v.» (oppure «e» nel caso di linguaggio più discorsivo) nota «n.» seguito dal numero «123»;

Nei casi di atti di convegni o cataloghi di mostre la specifica «atti» e «catalogo» va in tondo, e si dànno – soprattutto se diversi – luogo ed estremi cronologici dell’evento, seguiti da data e luogo di edizione. Nelle tesi di laurea, accanto ad autore e titolo, va indicato anche la Facoltà di riferimento, il docente relatore e l’anno accademico.

Fa eccezione la citazione dei libri antichi consultati, ovvero precedenti al 1830 compreso: in questo caso il nome dell’autore è completo e va segnalata anche la casa editrice o l’editore dell’opera.

Esempi:

R. Chevallier, Geografia, archeologia e storia della Gallia Cisalpina, I. Il quadro geografico, Torino 1988, pp. 76-80.

F. Dal Co, M. Tafuri, Architettura contemporanea, Milano 1977, p. 18, n. 23. Cfr. Divinazione e probabilità, a cura di D. Vernant, Torino 1982.

Blu, rosso e oro. Segni e colori dell’araldica in carte, codici e oggetti d’arte, catalogo della mostra (Archivio di Stato di Torino, 29 settembre - 30 novembre 1998), a cura di I. Massabò Ricci, M. Carassi, L.C. Gentile, Torino 1998, Milano 1998.

Giorgio Vasari, Le vite de' piú eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, nell'edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze 1550, a cura di L. Bellosi e A. Rossi, Torino, Einaudi 1986, LXV/1037 p. 11.

C.R. Browning, Ordinary Men, New York 1992 (trad. it. Uomini comuni, Einaudi 1995, p. 234).

D. Albera, I giovani e il matrimonio in una vallata alpina, tesi di laurea, Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1981-1982, relatrice prof. V. Maher, v. anche in Barbagli, Sotto lo stesso tetto, cit. (v. nota 15), p. 49.

Citazione in nota di articoli, riviste o atti di convegni o voci di enciclopedie.

In questo caso si indichi: autore (nel modo già descritto), titolo dell’articolo in corsivo, seguito da « in »: nel caso di riviste segue il titolo della rivista in tondo tra virgolette caporali ( «  »), numero annata in caratteri romani, numero della rivista (se esiste) in caratteri arabi e anno di edizione « es. IX/24 (2009) » e indicazione delle pagine di riferimento; nel caso di atti ed enciclopedie, i titoli dei medesimi vanno indicati in corsivo e senza virgolette. Si domanda di applicare le stesso indicazioni anche per le riviste straniere.


Esempi:

W.H. Rudt de Collenberg, Un “Liber amicorum” della Biblioteca Casanatense di Roma (1608-1621), in «Rassegna degli Archivi di Stato», XLVI/1 (gennaio-aprile 1986), pp. 36-52.

L.C. Gentile, Cerimoniali alla corte dei Saluzzo, in La cultura a Saluzzo fra Medioevo e Rinascimento, a cura di R. Comba e M. Piccat, atti del convegno (Saluzzo 10-12 febbraio 2006), Cuneo 2008, pp. 263-290.

B. Signorelli, Duc, Cristoforo, in Dizionario biografico degli italiani, XLI, Roma 1992, pp. 724-726.

M. Tarpin et alii, Sources écrites de l’histoire des Alpes dans l’antiquité, in «Bullettin d’Études Préhistoriques et Archéo­logiques Alpines», XI (2000), p. 130-131 e 137.

G. Forni, Estrazione etnica e sociale dei soldati delle legioni, in «Aufstieg und Niedergang der römischen Welt», II.1, pp. 339-391, spec. p. 347 e nota 15.

Abbreviazioni più comuni

Quando in nota si fa riferimento allo stesso titolo e alla stessa pagina citati alla nota immediatamente precedente, si evita la ripetizione di tutta la nota utilizzando (in corsivo) l’ibidem.

Se il testo è lo stesso, ma la pagina cambia, si scrive ivi (in corsivo) e l’indicazione della pagina; nel caso l’opera sia già stata citata, ma non nella nota precedente, si menzioni l’autore in maiuscoletto senza l’iniziale del nome, la forma abbreviata del testo senza puntini di sospensione seguita dalla virgola e da «cit. » e dall’indicazione tra parentesi della corrispondente nota in cui è stato citato per la prima volta e, ovviamente, la pagina a cui si vuole fare riferimento (es. Letta, La dinastia dei Cozii, cit. (v. nota 12), p. 33.).

Se infine si cita un altro testo di un autore appena menzionato nella nota precedente o nella stessa nota, si usa Id. per sostituire il nome e cognome dell’autore, Ead. nel caso di autrice.

Gli stessi criteri di abbreviazione (ibidem, ivi, ecc.) saranno adoperati nelle note con citazioni archivistiche, per evitare appesantimenti.

Esempi:

A. Barbero, Il ducato di Savoia. Amministrazione e corte di uno stato franco-italiano (1416-1536), Roma-Bari 2002.

Id., Corti e storiografia di corte nel Piemonte tardomedievale, in Piemonte medievale. Forme del potere e della società, Torino 1985, pp. 252-277.

Maiuscolo e minuscolo

Se l’iniziale maiuscola non è strettamente necessaria, si preferisce di massima l’uso del minuscolo. Vanno soprattutto in minuscolo nomi di popoli, titoli nobiliari, ecclesiastici, accademici, cariche pubbliche, gradi e corpi militari, via, piazza, corso (salvo gli stranieri Boulevard, Square ecc.) e così via. Possono andare in maiuscolo, ma con parsimonia, i nomi di enti (l’Ufficio del Lavoro, l’Università degli Studi, la Provincia di Susa, ma « provincia di Susa » non è scorretto). Si possono usare le maiuscole per differenziare in casi omonimi gli enti dalle cose: es. la Chiesa, distinta dalla chiesa edificio. La parola « santo » ha l’iniziale minuscola quando è riferita alla persona (le stimmate di san Francesco), maiuscola quando è riferita a toponimo, nome di una chiesa, di una via o titolo di un dipinto. Notare che non si sostituisce mai « san » con « s. », salvo nei toponimi stranieri (St. Etienne). I soprannomi dei personaggi storici (Filippo il Bello) restano con la maiuscola. Sui secoli, periodi storici, movimenti di pensiero o artistici si adotti l’iniziale maiuscola (es. il secolo Quindicesimo, gli Illuministi, il sesto decennio del Novecento).


Citazione di fonti archivistiche

Vanno indicati l’istituto di conservazione, il fondo archivistico preceduto da «in» (è bene abbreviare con una sigla dandone indicazione alla prima nota utile) e il «percorso» di serie e sottoserie archivistiche da seguire per arrivare al documento (indicate in corsivo), il titolo del documento in sé con la data, la pagina o la carta di riferimento (r. per recto o v. per verso). Si usi l’abbreviazione «m.» per indicare il mazzo (termine adoperato in Piemonte per «faldone») e «f.» per indicare il fascicolo. Salvo diversa consuetudine adottata dall’Istituto di conservazione, indicata nella prima nota utile, es. : Archivio di Stato di Torino (d’ora in poi ASTo), Provincia di Torino, m. 9, f. 1, Atti di lite avanti il Consiglio Cismontano tra Pietro Lignana di Settimo e Carlotta Vagnone per la successione del feudo e castello di Castelvecchio, 1532-1534, vol. 1 (citato d’ora in poi come Atti 1), c. 121r.

Citazione di manoscritti conservati in biblioteche

Vanno indicati il riferimento ordinario del volume, la datazione reale o attribuita, la città e l’istituto di conservazione, la dicitura « ms. » seguita dalla segnatura, la pagina o la carta di riferimento. Es.: Le noble ordre de la Toison d’Or, 1561-1565, Torino, Biblioteca Reale, ms. Varia 133, c. 161v.

Trascrizione di documenti

È materia complessa e non riconducibile a poche indicazioni. Per le regole italiane consigliamo di seguire quanto edito nel n° 91 (1984) del Bullettino dell'Istituto Storico per il Medioevo e Archivio Muratoriano; mentre per le regole europee si faccia riferimento alla Commissione Internazionale di Diplomatica edite in «Folia Cesaraugustana», n. 1 (Saragozza 1984), in particolare le pp. 8-93. Recentemente ha scritto A. Pratesi, Una questione di metodo: l’edizione delle fonti documentarie, in Id., Tra carte e notai. Saggi di Diplomatica, Roma 1992.

In via generale, si ricorda che le maiuscole e minuscole vengono trascritte secondo l’uso moderno, mai come nel testo originario (il problema è frequente coi documenti sei e settecenteschi, farciti di maiuscole spesso casuali o messe per pura deferenza).

La lettera « j » in un testo latino medievale, italiano volgare moderno si trascrive sempre col moderno « i » (« Acaia » e non « Acaja »; mentre la lettera « y » resta invariata. Anche la punteggiatura viene resa secondo l’uso moderno. Le abbreviazioni vanno sempre sciolte; se non si riesce a scioglierle si fa seguire la parola abbreviata da (...). Si può fare eccezione quando le abbreviazioni – caso che si dà nei documenti moderni – siano ovvie e usate anche ai nostri giorni (come sig., S.A.R., rev.); Le lacune e loro integrazioni fatte dal curatore vanno tra parentesi quadra [...]. Quando si vuole omettere del testo si adoperano le parentesi tonde con tre puntini (...).

La composizione di testi per la rubrica «Libri – Bollettini – Quaderni»

Gli autori dovranno attenersi alla semplice scheda giornalistica indicante i riferimenti bibliografici che sono nell’ordine separati da una virgola: nome e cognome dell’autore (tutto in maiuscoletto con iniziali maiuscole; se si tratta del curatore, il nome va seguito da: (a cura di) tra parentesi tonde ), titolo in neretto, editore, anno, pagine, se illustrato (in tondo) e una breve descrizione – possibilmente senza giudizi – del contenuto. Non più di 20 righe dattiloscritte ovvero 2000 battute spazi inclusi.

Esempio. P. Paolo Maria Gionta (a cura di), Un capolavoro del barocco genovese a Novalesa: il nuovo altare per la custodia eucaristica, Edizioni d’Arte Marconi, 2012, pp. 96.